I N D A . A I
Generative AI

Ammettiamolo: il rapporto tra i recruiter e l’AI non è sempre stato facile, anzi. Questo perché i recruiter sono sempre stati scettici nei confronti dell’Intelligenza Artificiale applicata al loro lavoro, hanno infatti temuto che questa potesse essere una concorrente e che usarla poteva voler dire perdere il controllo del processo di recruitment.
Eppure l’AI, di cui oggi si parla sempre di più grazie all’avvento di Chat GPT e OpenAI (ma sappiamo bene che esisteva anche prima), può essere una preziosa alleata: può aiutare nel caso di lavori noiosi e molto ripetitivi, può dare degli ottimi spunti e può migliorare il rapporto con i candidati nonché la candidate experience.

Prima di leggere i nostri suggerimenti, condividiamo con te una ricerca realizzata da Tidio.com (una piattaforma che migliora la customer experience grazie all’Intelligenza Artificiale) su 1068 recruiter.
Il 95% degli intervistati ha dichiarato che l’AI potrebbe essere un sostegno per migliorare il processo di candidatura delle persone. L’85% dei recruiter, inoltre, ritiene che l’Intelligenza Artificiale sia una tecnologia utile che sostituirà alcune parti del processo di assunzione e quasi il 67% pensa che l’AI abbia molti vantaggi e un impatto positivo sul processo di recruiting.

Questi i numeri, ma nella pratica come la Generative AI può aiutare nel recruiting? Vediamolo in dettaglio. E piccolo spoiler: no, non sostituirà i recruiter.

Cosa si intende per Generative AI

Prima di vedere 5 usi possibili, una breve premessa su cosa intendiamo con Generative AI.
Per spiegarlo ci rifacciamo a Google (che, come saprai, usa da tempo l’AI e che di recente è approdato sul mercato con Google Bard). Stando a quello che si legge su Google Cloud, quando si parla di AI Generativa intende “l’utilizzo dell’AI per la creazione di nuovi contenuti, come testo, immagini, musica, audio e video. L’AI generativa sfrutta modelli di base (modelli AI di grandi dimensioni) in grado di eseguire più operazioni contemporaneamente e di eseguire operazioni pronte all’uso, tra cui riepilogo, domande e risposte, classificazione e altro ancora. Inoltre, con un addestramento minimo richiesto, i modelli di base possono essere adattati per casi d’uso mirati con pochissimi dati di esempio”.
E come funziona? Anche in questo caso ce lo spiega sempre Google che dice:

“L’IA generativa utilizza un modello di machine learning per apprendere i pattern e le relazioni in un set di contenuti creati dall’uomo quindi utilizza i pattern appresi per generare nuovi contenuti”. 

È infatti importante ricordare che tool come Chat GPT o simili non sono motori di ricerca che offrono soluzioni in base a quanto si è cercato, ma sono degli strumenti che, in base ai comandi che vengono dati e al database di cui dispongono, generano nuovi contenuti. 

Generative AI e recruiting: le applicazioni

Vediamo ora in che modo e in quali attività l’AI può aiutare i recruiter.

1. Migliorare la scrittura degli annunci di lavoro (ma non solo)

Quante volte il job posting richiede più tempo di quello che hai? Certo, non è facile: devi partire dalla richiesta dei vari manager o team e tradurre quello di cui hanno bisogno in un annuncio che descriva bene il lavoro che la persona dovrà svolgere, le competenze richieste, le caratteristiche individuali e tanto altro ancora.

In tutto questo l’Intelligenza Artificiale può aiutare in diversi modi. Potresti per esempio chiedere al tool di fare l’editing di un annuncio che hai già scritto o scritto da un concorrente e partire da lì per creare il tuo. Così come puoi chiedere a un tool come Chat GPT o Google Bard di verificare i refusi, le ripetizioni di un termine o se hai, per fare un esempio, usato il maschile sovraesteso e di segnalartelo.

Oppure potresti chiedere di generare l’annuncio e verificare – cosa da non trascurare mai! – se in effetti è accurato e pertinente. Questa parte, ricorda, è fondamentale perché se una macchina può far risparmiare tempo, devi essere sempre tu a validare quanto ha prodotto e metterci del tuo. Comunque sia, è un ottimo punto di partenza quando non ti puoi dedicare a questa attività come vorresti o stai vivendo il “blocco dello scrittore”.

2. Espandere le ricerche di candidati qualificati

Cercare i profili adatti non è facile, specie se non si conosce bene l’expertise richiesta o la funzione ricercata. Cosa intendiamo? Che se è vero che un recruiter dovrebbe essere “onnisciente”, magari non sa come determinate competenze vengono indicate nel mondo tecnologico o quali sono altri ruoli con cui le persone si “etichettano”.

Facciamo un esempio: stai cercando una persona che si occupa di coach nelle aziende e cerchi business coach? Grazie a tool come Google Bard o Chat GPT puoi chiedere di indicarti altri ruoli simili. Magari più che definirsi business coach, le persone tendono a parlare di sé come “consulenti per la crescita aziendale”, “esperti di gestione e sviluppo aziendale”.

Sotto puoi vedere l’esperimento fatto con la versione free di Chat GPT. 

Anche una tecnologia di AI applicata al recruiting come Inda dispone di funzionalità utili per estendere la ricerca dei candidati: il suggerimento di skills e job titles simili a quelle utilizzate dal recruiter, propone al selezionatore altri termini utili per effettuare la ricerca. Inoltre, grazie al sistema per il suggerimento di candidati simili, è possibile prendere in esame profili di candidati simili, appunto, a quelli risultati come più qualificati per la posizione aperta.

3. Avere delle risposte precompilate alle domande più frequenti

Quante volte, prima di candidarsi o dopo che l’ha fatto, una persona fa domande sul ruolo, su come sarà il colloquio e, magari una volta che è avvenuto, chiede follow-up? L’AI può essere d’aiuto con un chatbot, come forse saprai, anche per avere delle risponde standard a domande frequenti che potresti per esempio inviare via e-mail o inserire nella pagina dell’annuncio se è sul tuo sito o sulla piattaforma di recruiting cui ti affidi.

Con Chat GPT è possibile creare delle risposte standard. Per esempio, se chiediamo una risposta standard per chi chiede com’è andato il colloquio di gruppo che si è svolto un giorno fa per la figura di sviluppatore software, suggerisce:

Presta però molta attenzione al “prompt” ossia comando che dai! Inserendo molti dettagli, come il tono di voce, suggerendo come rivolgersi al lettore e anche cosa dire, si possono ottenere risultati molto più interessanti. Ovviamente, ci tengo a ricordarlo, si tratta dello scheletro di un messaggio su cui bisogna lavorare.

Altra funzione molto interessante: condividendo con Chat GPT il testo di un annuncio, puoi chiedergli di realizzare delle FAQ. Sotto vedi una di queste creata sempre con il tool.

Peraltro, potresti anche trasformare queste domande frequenti in un documento o una guida condivisa con i candidati prima del colloquio o come follow-up.

Questo è un vantaggio sia in termini di esperienza che di coinvolgimento del candidato, oltre a garantire efficienza nel processo di assunzione. 

4. Approfondisci in modo rapido la conoscenza dei ruoli

Un po’ lo abbiamo accennato sopra, ma qui il consiglio non riguarda solo modi alternativi di indicare un determinato ruolo, ma il “farsi una cultura” in merito.
Cosa significa? Che magari, sebbene tu abbia assunto un data analyst in precedenza, potresti avere dei dubbi su cosa faccia e, in assenza di chi in azienda possa spiegare tutto al meglio, l’Intelligenza Artificiale generativa è di supporto.

In questo caso, puoi usare tool come Chat GPT o Google Bard per fare brainstorming e porre domande specifiche per capire meglio di cosa si tratta, quali abilità ha e quali competenze richiede.

Se stai pensando: “lo posso scoprire tramite Google”, è sicuramente vero, ma devi trovare un articolo che risponda davvero a tutti i tuoi dubbi, mentre con i tool puoi interagire continuamente per andare più a fondo. Oppure puoi usare il motore di ricerca per farti dare un’infarinatura generale e poi chiedere all’AI di approfondire determinati aspetti. Ricorda sempre, però, che se usi Chat GPT 3.5, come nel caso dell’esempio che segue, i dati da cui attinge risalgono al 2021 e quindi potrebbero non essere aggiornati.

5. Migliorare il rapporto con i candidati (a partire dai feedback)

Il miglioramento continuo delle attività di sourcing è fondamentale per ottimizzare il canale dedicato alle assunzioni. E tutto si basa anche sul saper costruire il rapporto con i candidati passo passo. L’AI può aiutare in diversi modi, per esempio dandoti modo di testare le righe dell’oggetto dell’e-mail da inviare, le frasi di apertura di una conversazione e tanto altro. Inoltre, puoi utilizzare strumenti simili a quelli citati in questo articolo per fare brainstorming su nuove idee, chiedergli di trovare diversi modi di scrivere e adattare il tono dei tuoi messaggi. 

Pensa all’AI come a un collega o una collega che trova sempre il tempo per risponderti e confrontarsi.

Tutte queste modalità peraltro evidenziano un aspetto: l’AI non sostituirà mai te come recruiter e questo perché la presenza umana, nel curare i rapporti con le persone, è fondamentale.

Gli stessi tool, come abbiamo detto, senza i comandi giusti, non fanno praticamente nulla pertanto il miglioramento avviene solo se consideriamo le persone che ci sono dietro.
Inoltre, quando si tratta di dare ascolto a una sensazione su chi si ha davanti, puntare su qualcuno per qualcosa che ha scritto sui suoi canali social, intuirne la personalità da come si presenta – tutte attività tipiche del recruiter e legate alla sua sensibilità ed esperienza – e tanto altro ancora, tutto questo è e resterà profondamente umano.

Senza le persone il processo di recruitment rischia di diventare asettico e di finalizzare ben poco. Pertanto, sei tu a capire quanto e in che modo usare i mezzi per farti aiutare. Certamente non per farti sostituire.

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